Buongiorno cari lettori,
oggi vi voglio segnalare un libro del genere urban fantasy molto particolare, in cui elementi del fantasy si mescolano ad elementi di stregoneria, di mitologia nordica e della tradizione cristiana regalando una lettura molto emozionante e coivolgente.
Titolo:
Lo specchio nero
Autore:
Natascia Luchetti
Editore:
Cavinato
Genere:
Urban Fantasy
Pagine:
475 previste
Prezzo
ebook: 6,00 €
Data
pubblicazione: 15 Dicembre 2015
DESCRIZIONE:
Astrid
Hekkinen è una ragazza disillusa. E’ abituata a guadagnarsi la
vita mettendo da parte le fantasie dei sogni. Non crede molto in
quello che non vede almeno fino a quando non inizia a provare
un’attrazione inspiegabile per l’enigmatico cantante chitarrista
dei Child of Decadence: Aleksandr Latvila. Astrid si stupisce del
fatto che proprio lui inizi a seguirla con un interesse inaspettato
quasi ossessivo. La cosa strana è che lei non viene infastidita da
quella presenza costante. Inizia ad amare quello sguardo che la cerca
di continuo.
Dietro il suo viso di ragazzo splendidamente umano si cela l’essenza del Male più puro. L’Abaddon, il guardiano dei Pozzi degli Inferi, è tornato tra i vivi e aveva ricominciato a lasciare dietro di se una scia di morti inspiegabili delle quali attribuisce la responsabilità ad un giovane del luogo che ha avuto la sola sfortuna di ritrovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato. La polizia non riesce a spiegarsi la dinamica di tali crimini, così, attirato dal mistero, il ricercatore Eirik Niemi informa il luminare di parapsichiatria Mattew Nashbridges del caso. Il professore, specializzato nello studio di manifestazioni paranormali, decide di andare a fondo della vicenda, sfidando il cinismo della scienza che tende a dare una spiegazione anche laddove non c’è. Ha bisogno di sapere la natura della creatura che ha distrutto la sua vita, creatura che poi si definirà nella figura di Abaddon.
Solo successivamente si scopre che la presenza di Abaddon si deve all’intervento di Jarvi Raatinen, proprietario di un piccolo bar sito ad Espoo che diversi anni prima è entrato in contatto con le forze del Male senza volerlo. L’uomo infatti, reduce dalla perdita della sua amatissima moglie, decide di dedicare la sua vita alla figlioletta Taina, ancora molto piccola. Durante i lavori di ristrutturazione della sua abitazione, Jarvi trova all’interno della cantina una serie di pagine strappate, scritte a mano su fogli di pesante pergamena. Senza sapersene spiegare il motivo, Jarvi viene ferito ad un dito e una goccia di sangue cade su quegli antichi fogli. Da essi prende vita un pesante libro antico che si rivela essere il Grimorio, il libro degli incantesimi di un’antica strega di nome Helga. L’influenza nefasta dell’anima di quest’ultima, plagia la mente dell’uomo e poco a poco lo costringe a togliere il sigillo che proibisce al figlio, Abaddon, di riottenere il suo corpo originario. Il proposito di Helga è di utilizzare il potere del suo figlio dannato per estendere il regno di Lucifero fino al dominio totale del mondo dei vivi, ma per fare ciò deve ridurlo in fin di vita in modo da renderlo controllabile.
Lo sbocciare della storia d’amore tra Astrid e Aleksandr non viene soltanto minacciato dalla vecchia Helga. Dopo il suo primo fallimento, infatti sorgono dalle tenebre altre creature persino più forti di lei, tra le quali Lilith, la madre della Stregoneria nonché prima sposa del Diavolo. Abaddon deve essere sconfitto a tutti i costi. A sostegno di questa imposizione, non vi sono soltanto le schiere del Male ma anche un piccolo gruppo di combattenti immortali raggruppati sotto il nome di Ordine di San Michele. L’Ordine deve a tutti i costi evitare una guerra tra Bene e Male e per farlo ha la necessità impellente di distruggere l’oggetto della disputa.
Tuttavia la distinzione tra Giusto e Sbagliato non è mai così netta. Cairine, una delle sette Virtù, nutre un grande affetto per Abaddon, che ha anche ribattezzato Aleksim dal momento che l’ha sottratto a Helga quando ancora lui era in età infantile. Essendo Cairine il membro più anziano dell’Ordine ha saputo creare una vera e propria fazione all’interno di esso la quale si distacca dalla guida centrale dettata dal Gran Maestro Isaia Colonna.
L’avere come oggetto del desiderio la stessa creatura, porterà l’Ordine di San Michele e le streghe capitanate da Lilith a scontrarsi in una devastante guerra di origini antiche, combattuta nelle ombre.
Dietro il suo viso di ragazzo splendidamente umano si cela l’essenza del Male più puro. L’Abaddon, il guardiano dei Pozzi degli Inferi, è tornato tra i vivi e aveva ricominciato a lasciare dietro di se una scia di morti inspiegabili delle quali attribuisce la responsabilità ad un giovane del luogo che ha avuto la sola sfortuna di ritrovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato. La polizia non riesce a spiegarsi la dinamica di tali crimini, così, attirato dal mistero, il ricercatore Eirik Niemi informa il luminare di parapsichiatria Mattew Nashbridges del caso. Il professore, specializzato nello studio di manifestazioni paranormali, decide di andare a fondo della vicenda, sfidando il cinismo della scienza che tende a dare una spiegazione anche laddove non c’è. Ha bisogno di sapere la natura della creatura che ha distrutto la sua vita, creatura che poi si definirà nella figura di Abaddon.
Solo successivamente si scopre che la presenza di Abaddon si deve all’intervento di Jarvi Raatinen, proprietario di un piccolo bar sito ad Espoo che diversi anni prima è entrato in contatto con le forze del Male senza volerlo. L’uomo infatti, reduce dalla perdita della sua amatissima moglie, decide di dedicare la sua vita alla figlioletta Taina, ancora molto piccola. Durante i lavori di ristrutturazione della sua abitazione, Jarvi trova all’interno della cantina una serie di pagine strappate, scritte a mano su fogli di pesante pergamena. Senza sapersene spiegare il motivo, Jarvi viene ferito ad un dito e una goccia di sangue cade su quegli antichi fogli. Da essi prende vita un pesante libro antico che si rivela essere il Grimorio, il libro degli incantesimi di un’antica strega di nome Helga. L’influenza nefasta dell’anima di quest’ultima, plagia la mente dell’uomo e poco a poco lo costringe a togliere il sigillo che proibisce al figlio, Abaddon, di riottenere il suo corpo originario. Il proposito di Helga è di utilizzare il potere del suo figlio dannato per estendere il regno di Lucifero fino al dominio totale del mondo dei vivi, ma per fare ciò deve ridurlo in fin di vita in modo da renderlo controllabile.
Lo sbocciare della storia d’amore tra Astrid e Aleksandr non viene soltanto minacciato dalla vecchia Helga. Dopo il suo primo fallimento, infatti sorgono dalle tenebre altre creature persino più forti di lei, tra le quali Lilith, la madre della Stregoneria nonché prima sposa del Diavolo. Abaddon deve essere sconfitto a tutti i costi. A sostegno di questa imposizione, non vi sono soltanto le schiere del Male ma anche un piccolo gruppo di combattenti immortali raggruppati sotto il nome di Ordine di San Michele. L’Ordine deve a tutti i costi evitare una guerra tra Bene e Male e per farlo ha la necessità impellente di distruggere l’oggetto della disputa.
Tuttavia la distinzione tra Giusto e Sbagliato non è mai così netta. Cairine, una delle sette Virtù, nutre un grande affetto per Abaddon, che ha anche ribattezzato Aleksim dal momento che l’ha sottratto a Helga quando ancora lui era in età infantile. Essendo Cairine il membro più anziano dell’Ordine ha saputo creare una vera e propria fazione all’interno di esso la quale si distacca dalla guida centrale dettata dal Gran Maestro Isaia Colonna.
L’avere come oggetto del desiderio la stessa creatura, porterà l’Ordine di San Michele e le streghe capitanate da Lilith a scontrarsi in una devastante guerra di origini antiche, combattuta nelle ombre.
ESTRATTO PRIMO CAPITOLO:
Il
disgelo era quasi completo. La neve aveva lasciato finalmente spazio
all'erba e all'asfalto umido. Iniziava ad essere gradevole
passeggiare sotto il sole decisamente più caldo della tardiva
primavera. Sole che in quel momento volgeva al crepuscolo. Astrid
osservava distrattamente l'orizzonte come se cercasse di vedere
qualcosa che sapeva di non trovare. Era distratta dal un ricordo che
non sentiva nemmeno suo. Si trascinava seguendo una volontà
indefinita , lungo il sentiero che costeggiava il freddo lago. Il
debole vento le spostava i lunghissimi capelli scuri. Osservò il
pelo dell'acqua leggermente increspato dal vento e si strinse fra le
sue stesse braccia come se un brivido insensato la percorresse dalla
testa ai piedi, una folata di vento decisamente più rigida.
Un lontano rumore di passi la risvegliò da quello strano torpore. Passi che volgevano in direzione di lei. Si voltò lentamente e i suoi occhi incontrarono il ghiaccio di uno sguardo oramai diventato familiare. In quelle settimane non vi era giorno che non incontrasse accidentalmente la vista di quegli occhi, nei momenti più svariati. Era davvero qualcosa di casuale, o quello sguardo la cercava costantemente, in silenzio?
«Non dovrebbe rimanere fino a quest'ora nei pressi di questo sentiero, signorina. L'aria diventa fredda quando la notte incombe.»
«So come proteggermene, Signor...»
«Latvila. Aleksandr Latvila.»
«Una celebrità come lei che passa del tempo in una cittadina umile come questa?»
«Io sono nato qui, vivo qui e qui traggo ispirazione per ogni cosa. Le acque di questo lago mi hanno dettato spesso strofe meravigliose. La poesia racchiusa nel testo di una canzone non nasce solo dalla mente dell'autore, ma anzi, viene a lui dettata dalla realtà che vive. Le immagini sono fotografie create dall'esperienza che trovano espressione solo nei versi.»
«Lei esprime ogni cosa in poesia. Ha un linguaggio a dir poco obsoleto per questa generazione. Non se ne abbia a male, ma a vederla sul palco, tutto si direbbe tranne che fosse capace di esprimersi in questo modo.»
«Il palco inganna. Per piacere alle masse, le persone sono costrette a modificare il proprio atteggiamento in modo da costruirsi una maschera giusta. Parolacce, imprecazioni e frasi fatte, idiomatiche per un genere di musica e uno stile di vita caratteristico sono doverose per chi deve farsi ascoltare. Crede che se io salissi sul palco con la calma e la pacatezza con cui mi rivolgo a lei in questo momento mi ascolterebbero, signorina...»
«Astrid, Astrid Hekkinen.»
«Bellissimo nome. Astrid significa "Divinità meravigliosa" viene dall'antica lingua norrena parlata dai vichinghi che abitavano queste terre. E' strano e sorprendente allo stesso tempo come un popolo così barbaro e indelicato potesse creare qualcosa di così gradevole.»
«E quindi lei sa fare anche l'etimologia dei nomi?»
«E' un campo che mi ha sempre divertito: trovare la radice delle parole e analizzarne la nascita.»
«Affascinante davvero. Anche a me interessa molto.»
Latvila accennò un lieve sorriso e Astrid non fece che rispondergli rimandandone uno decisamente più convinto.
«Io la apprezzerei anche se fosse se stesso sul palco.»
«Non avevo dubbi. Si comprende facilmente che non riesce a soffermarsi alla superficialità dell'aspetto esteriore. Da come guarda il pelo dell'acqua si direbbe che passa molto tempo a pensare.»
«Anche troppo. Le giornate scorrono nella melanconia prima ancora che me ne accorga.»
«Anche lei, come me ama la solitudine, non è così?»
«Non che la ami, ma a lei sono costretta. Non mi ritrovo con tutta quella marmaglia di gente che mi sta intorno. Quelli con la mentalità come la mia non hanno molto spazio nella società di oggi. Sono troppo all'antica, dicono.»
«Non è un male. In passato le cose erano molto diverse e non di certo peggiori, almeno per certi versi.»
«Lei parla come un vecchio, ma a guardarla si direbbe che abbia una trentina di anni al massimo.»
«E’ il coraggio e la forza di sperare che mantiene le persone giovani. E' per questo motivo che si vedono ragazzi già vecchi e anziani ancora bambini.»
«I disillusi sono vecchi o ragazzini?»
«Dipende da quanto vogliono rischiare per provare ad essere felici.»
«E se io sia disposta a rischiare ogni cosa?»
«Allora lei è fuori dal tempo. Sarà giovane per sempre, anche quando le rughe le solcheranno il viso.»
Gli occhi di Aleksandr si posarono sullo specchio d'acqua increspato dal vento. Il silenzio cadde assieme alla luce. Le mura del vecchio maniero, sull'altra riva del lago, schermavano ormai i raggi di quel sole morente. Assottigliò lo sguardo, socchiudendo leggermente le palpebre come se dovesse focalizzare l'attenzione su qualcosa all'orizzonte.
«Mi dispiace dover interrompere la nostra conversazione, ma devo raggiungere un mio amico dall'altra parte della città. Spero di poterla incontrare ancora sulle rive di questo meraviglioso lago.»
«E' una mia meta fissa. Adoro i laghi.»
«Allora sarà piacevole incontrarla ancora. Arrivederci e buona serata, Astrid.»
«Anche a lei, Signor Latvila.»
«Aleksandr.»
«Anche a lei Aleksandr.»
Corresse la frase con un sorriso sulle labbra e lo osservò allontanarsi a passo abbastanza sostenuto. Gli ultimi raggi del sole colpivano i suoi lunghi capelli biondo scuro. Qualcosa in lui l'aveva colpita. Forse la voce, forse lo sguardo: non sapeva identificare bene che cosa la spingesse a continuare a seguirlo con gli occhi, finché non superò il suo campo visivo. Con lui scomparve definitivamente l'ultima luce di quel pomeriggio che lentamente lasciava spazio alla sera. Il buio dilagava con estrema velocità e le acque del lago divennero presto uno specchio incapace di riflettere. Una strana sensazione la assalì, simile alla paura. Un flash, un ricordo, le tornò alla mente.
Accelerò il passo e si allontanò dalle rive del lago in modo da raggiungere presto la strada illuminata dai lampioni.
Un lontano rumore di passi la risvegliò da quello strano torpore. Passi che volgevano in direzione di lei. Si voltò lentamente e i suoi occhi incontrarono il ghiaccio di uno sguardo oramai diventato familiare. In quelle settimane non vi era giorno che non incontrasse accidentalmente la vista di quegli occhi, nei momenti più svariati. Era davvero qualcosa di casuale, o quello sguardo la cercava costantemente, in silenzio?
«Non dovrebbe rimanere fino a quest'ora nei pressi di questo sentiero, signorina. L'aria diventa fredda quando la notte incombe.»
«So come proteggermene, Signor...»
«Latvila. Aleksandr Latvila.»
«Una celebrità come lei che passa del tempo in una cittadina umile come questa?»
«Io sono nato qui, vivo qui e qui traggo ispirazione per ogni cosa. Le acque di questo lago mi hanno dettato spesso strofe meravigliose. La poesia racchiusa nel testo di una canzone non nasce solo dalla mente dell'autore, ma anzi, viene a lui dettata dalla realtà che vive. Le immagini sono fotografie create dall'esperienza che trovano espressione solo nei versi.»
«Lei esprime ogni cosa in poesia. Ha un linguaggio a dir poco obsoleto per questa generazione. Non se ne abbia a male, ma a vederla sul palco, tutto si direbbe tranne che fosse capace di esprimersi in questo modo.»
«Il palco inganna. Per piacere alle masse, le persone sono costrette a modificare il proprio atteggiamento in modo da costruirsi una maschera giusta. Parolacce, imprecazioni e frasi fatte, idiomatiche per un genere di musica e uno stile di vita caratteristico sono doverose per chi deve farsi ascoltare. Crede che se io salissi sul palco con la calma e la pacatezza con cui mi rivolgo a lei in questo momento mi ascolterebbero, signorina...»
«Astrid, Astrid Hekkinen.»
«Bellissimo nome. Astrid significa "Divinità meravigliosa" viene dall'antica lingua norrena parlata dai vichinghi che abitavano queste terre. E' strano e sorprendente allo stesso tempo come un popolo così barbaro e indelicato potesse creare qualcosa di così gradevole.»
«E quindi lei sa fare anche l'etimologia dei nomi?»
«E' un campo che mi ha sempre divertito: trovare la radice delle parole e analizzarne la nascita.»
«Affascinante davvero. Anche a me interessa molto.»
Latvila accennò un lieve sorriso e Astrid non fece che rispondergli rimandandone uno decisamente più convinto.
«Io la apprezzerei anche se fosse se stesso sul palco.»
«Non avevo dubbi. Si comprende facilmente che non riesce a soffermarsi alla superficialità dell'aspetto esteriore. Da come guarda il pelo dell'acqua si direbbe che passa molto tempo a pensare.»
«Anche troppo. Le giornate scorrono nella melanconia prima ancora che me ne accorga.»
«Anche lei, come me ama la solitudine, non è così?»
«Non che la ami, ma a lei sono costretta. Non mi ritrovo con tutta quella marmaglia di gente che mi sta intorno. Quelli con la mentalità come la mia non hanno molto spazio nella società di oggi. Sono troppo all'antica, dicono.»
«Non è un male. In passato le cose erano molto diverse e non di certo peggiori, almeno per certi versi.»
«Lei parla come un vecchio, ma a guardarla si direbbe che abbia una trentina di anni al massimo.»
«E’ il coraggio e la forza di sperare che mantiene le persone giovani. E' per questo motivo che si vedono ragazzi già vecchi e anziani ancora bambini.»
«I disillusi sono vecchi o ragazzini?»
«Dipende da quanto vogliono rischiare per provare ad essere felici.»
«E se io sia disposta a rischiare ogni cosa?»
«Allora lei è fuori dal tempo. Sarà giovane per sempre, anche quando le rughe le solcheranno il viso.»
Gli occhi di Aleksandr si posarono sullo specchio d'acqua increspato dal vento. Il silenzio cadde assieme alla luce. Le mura del vecchio maniero, sull'altra riva del lago, schermavano ormai i raggi di quel sole morente. Assottigliò lo sguardo, socchiudendo leggermente le palpebre come se dovesse focalizzare l'attenzione su qualcosa all'orizzonte.
«Mi dispiace dover interrompere la nostra conversazione, ma devo raggiungere un mio amico dall'altra parte della città. Spero di poterla incontrare ancora sulle rive di questo meraviglioso lago.»
«E' una mia meta fissa. Adoro i laghi.»
«Allora sarà piacevole incontrarla ancora. Arrivederci e buona serata, Astrid.»
«Anche a lei, Signor Latvila.»
«Aleksandr.»
«Anche a lei Aleksandr.»
Corresse la frase con un sorriso sulle labbra e lo osservò allontanarsi a passo abbastanza sostenuto. Gli ultimi raggi del sole colpivano i suoi lunghi capelli biondo scuro. Qualcosa in lui l'aveva colpita. Forse la voce, forse lo sguardo: non sapeva identificare bene che cosa la spingesse a continuare a seguirlo con gli occhi, finché non superò il suo campo visivo. Con lui scomparve definitivamente l'ultima luce di quel pomeriggio che lentamente lasciava spazio alla sera. Il buio dilagava con estrema velocità e le acque del lago divennero presto uno specchio incapace di riflettere. Una strana sensazione la assalì, simile alla paura. Un flash, un ricordo, le tornò alla mente.
Accelerò il passo e si allontanò dalle rive del lago in modo da raggiungere presto la strada illuminata dai lampioni.
L' AUTRICE:
Natascia Luchetti
vive a Polverigi, un paesino della provincia di Ancona.
E’ appassionata di Storia Antica e Medioevale e di tutte le leggende e mitologia ad esse legata.
Ha scoperto la mia passione per la scrittura creativa quando frequentava i primi anni del liceo scientifico. Scrivere è sempre stato per lei il metodo più efficace per esprimere la sconfinata fantasia e il tumulto di idee e spunti che le balzano in testa al solo sentire una canzone, al solo ammirare un panorama oppure allo svegliarsi con il ricordo labile di un sogno. Nel corso degli anni ha scritto diverse poesie sia in lingua italiana che in lingua inglese e proprio da una di queste, datata Novembre Duemilacinque, prende vita “Lo Specchio Nero”, il suo primo romanzo:
“La notte.
La Luna piena che divora le stelle.
Lo specchio oscuro di acqua gelida che apre le porte al Male.
Dalla nebbia sorge.
Lui sorge.
E' giunto per seguirla ancora.
Dai meandri degli inferi si innalzano le grida degli Avversari.
Persecutori e distruttori, messaggeri di morte pronti a strappare le ali agli angeli.
Una nuova guerra è alle porte.”
E’ appassionata di Storia Antica e Medioevale e di tutte le leggende e mitologia ad esse legata.
Ha scoperto la mia passione per la scrittura creativa quando frequentava i primi anni del liceo scientifico. Scrivere è sempre stato per lei il metodo più efficace per esprimere la sconfinata fantasia e il tumulto di idee e spunti che le balzano in testa al solo sentire una canzone, al solo ammirare un panorama oppure allo svegliarsi con il ricordo labile di un sogno. Nel corso degli anni ha scritto diverse poesie sia in lingua italiana che in lingua inglese e proprio da una di queste, datata Novembre Duemilacinque, prende vita “Lo Specchio Nero”, il suo primo romanzo:
“La notte.
La Luna piena che divora le stelle.
Lo specchio oscuro di acqua gelida che apre le porte al Male.
Dalla nebbia sorge.
Lui sorge.
E' giunto per seguirla ancora.
Dai meandri degli inferi si innalzano le grida degli Avversari.
Persecutori e distruttori, messaggeri di morte pronti a strappare le ali agli angeli.
Una nuova guerra è alle porte.”
Buona lettura.
Luce
Una segnalazione davvero molto interessante. Mi piacerebbe molto leggerlo, ci sto facendo un pensierino ;) L'estratto è molto accattivante!
RispondiEliminaSono contenta che tu abbia trovato interessante questa segnalazione. Naturalmente se dovessi leggerlo aspetto il tuo parere ;)
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